TERAMO – Il capopattuglia delle volanti della questura di Teramo non è solo. In queste ore sono tantissimi i cittadini che hanno fatto sentire la loro voce, sia al centralino della questura che attraverso amici e conoscenti, testimoniando la propria vicinanza all’agente che lunedì sera è stato protagonista dell’inseguimento di un’auto rubata con quattro albanesi a bordo, uno dei quali è poi stato ucciso dai colpi esplosi con la pistola d’ordinanza del rapresentante delle forze dell’ordine. C’è addirittura anche chi, tra quanti si sono fatti avanti nel gesto di solidarietà, ha proposto una colletta per aiutarlo nel sostenere le spese legali per affrontare l’inchiesta penale che la magistratura teramana ha avviato, iscrivendo il poliziotto nel registro degli indagati per omicidio colposo. A tanta vicinanza della gente comune, quella che da tempo e più volte ha denunciato l’esigenza di un maggiore senso di sicurezza in un città e in una provincia che invece caparbiamente le istituzioni vogliono far credere "tranquilla", non sembrerebbe corrispondere altrettanta solidarietà da parte dei vertici istituzionali. Almeno questo è quanto lascia intendere il Sap, il Sindacato autonomo di Polizia, attraverso il suo segretario regionale aggiunto Giampaolo Guerrieri: «Siamo vicini al nostro collega in un momento difficile come questo. Sappiamo bene cosa sta passando, si trova nel più profondo disagio soprattutto per aver tolto la vita a una persona – dice Guerrieri -. Il nostro è un mestiere difficile e lo è ancor più se dobbiamo trovarci per una volta dall’altra parte, cioè quella in cui siamo noi ad essere chiamati in causa dalla magistratura. Noi siamo abituati a dare sempre il massimo nel nostro lavoro ma a Teramo manca la giusta serenità. Il collega è in un momento difficilissimo e ha bisogno di sostegno psicologico: ringraziamo il medico competente per aver fatto compiutamente il suo dovere, ma dover registrare che sul posto c’era soltanto il funzionario la dice lunga. Il buon padre di famiglia si fa sempre sentire con i propri figli, li rincuora, li rassicura, soprattutto sa ascoltarli». Il Sap torna dunque a esprimere la sua critica nel confronto a distanza con il questore Di Ruocco, laddove non c’è accordo sui numeri e sul loro significato ‘criminale’: «Non possiamo parlare di sicurezza quando e perchè diminuiscono le denunce – spiega il segretario regionale -. Ci sono tanti motivi per cui questo accade, a cominciare dal fatto che i cittadini non le presentano perchè sono sfiduciati. Se però alcuni sindaci si organizzano con ronde di vigilanza privata, crediamo che qualcosa significhi. Da tempo denunciamo questa situazione e la gestione estremamente personalistica e diversa dalle altre questure: il personale è attento a queste cose, le registra e le ricorda. E’ vero che c’è carenza di personale e di mezzi, ma non c’è neanche la serenità per lavorare alla meno peggio».
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